Vetromattoni innovativi per componenti traslucidi multifunzionali
La ricerca della migliore esposizione dell’edificio, grazie alla quale ottimizzare l’apporto solare sulle facciate; l’impiego di specifici elementi captanti, per implementare l’utilizzo della luce naturale; la scelta dei materiali e dei componenti più idonei – per caratteristiche e prestazioni – al contenimento dei consumi energetici, sono solo alcuni degli aspetti che entrano in gioco nel progetto di un involucro edilizio e, più in generale, di una architettura “sostenibile” o – più correttamente – di un edificio a energia zero (ZEB), quasi zero (NZEB), a bassissimo consumo di energia (VLEB), se non, addirittura, a energia positiva (EPB).
L’involucro edilizio, tra tutti gli elementi (tecnici) che conformano l’edificio, è quello che – com’è facile comprendere – maggiormente interagisce con le “condizioni al contorno” (siano esse climatiche, ambientali, urbane, sociali, economiche, ecc.); da queste, infatti, trae spesso ispirazione per la sua stessa messa in forma in relazione sia all’impiego dei materiali, dei prodotti e delle tecniche costruttive adottati che al sistema di pieni e di vuoti che solitamente lo connota dal punto di vista formale e da quello più strettamente funzionale.
A partire dal 2006, presso l’Università degli Studi di Palermo è stata avviata una ricerca finalizzata a indagare le potenzialità di materiali e sistemi tecnologicamente avanzati per l’ottimizzazione energetica e l’incremento prestazionale degli elementi di captazione della luce naturale integrati nell’involucro edilizio. In particolare, negli anni, l’attenzione è stata posta su un prodotto ben noto ai più come “vetrocemento”, di “gran moda” negli anni Trenta del Novecento – in Italia così come in Europa e in Nord America – ravvisando nella sua stessa conformazione -due conchiglie di vetro “saldate” a caldo con una intercapedine interposta – le potenzialità per una ulteriore implementazione delle performance (energetiche). Le stesse, infatti, si sono “cristallizzate” – dopo un lungo percorso che è stato possibile ricostruire a partire dall’esame dei brevetti registrati in tutto il mondo e che ha riguardato l’ottimizzazione della risposta prestazionale dei diffusori di vetro per il soddisfacimento dei requisiti connessi, in particolare, alla trasmissione luminosa e alla resistenza meccanica – a quelle stesse raggiunte durante il periodo del Movimento Moderno dai prodotti commercializzati dalla filiale europea dell’americana Luxfer Prism Company, dalla Saint-Gobain e, in Italia, dalla Fidenza Vetraria.
Le prestazioni offerte oggi dal più correttamente denominato “vetromattone” (quando lo si considera non ancora assemblato con malta cementizia), in relazione all’isolamento termico in particolare, ma anche alla trasmissione luminosa, all’isolamento acustico, alla resistenza al fuoco, risultano, nella maggior parte dei casi, non più rispondenti alle normative più stringenti in tema di risparmio energetico e di salvaguardia ambientale, che fissano per gli involucri edilizi trasparenti, in relazione alle differenti aree climatiche, valori di trasmittanza termica (U-value) ben al di sotto dei valori raggiungibili con i prodotti attualmente sul mercato che difficilmente, quindi, potrebbero contribuire alla certificazione degli edifici, ai sensi dei differenti programmi di certificazione attualmente esistenti a livello internazionale.. (…)
⇒ l’approfondimento continua sul numero 22 di azero