Università nel Regno Unito
Per chi arriva a Norwich da nord è difficile non notare il fabbricato dell’Enterprise Centre che, seppur compatto e lineare, emerge dal paesaggio con le sue facciate rivestite in paglia, segnando l’ingresso all’area che ospita il campus e tutte le strutture della University of East Anglia (UEA). Costruito con materiali naturali di provenienza locale al fine di ridurne l’impatto sull’ambiente, il centro è stato progettato per incoraggiare e sostenere l’avvio di nuove imprese nell’ambito della sostenibilità.
Influenzato nel suo design da due edifici dalle linee moderniste presenti nel campus (la Teaching Wall, 1964-1968, di Denys Lasdun e il Sainsbury Centre for Visual Arts, 1974-1978, di Norman Foster), l’edificio coniuga la tradizione vernacolare con forme nette e contemporanee, introducendo un’alternativa estetica che si fa testimone delle potenzialità edili delle risorse del territorio e dimostrando come queste possano essere adottate in architettura non solo a livello tecnologico ma anche compositivo.
Disposto a “C“ su una corte interna che accoglie un auditorium da 300 posti, l’Enterprise Centre si presenta parzialmente chiuso sui fronti esterni rivolti a nord, con le facciate di paglia caratterizzate da lunghe finestrature a nastro al piano superiore, mentre a sud i prospetti sono quasi completamente vetrati.
All’interno, gli spazi si articolano lungo corridoi e superfici aperte che accolgono aule per l’insegnamento e l’apprendimento, aree meeting e posti di lavoro flessibili che consentono, ad accademici e non, di fare impresa e creare start-up. Dal punto di vista energetico, con l’obiettivo di raggiungere le certificazioni Passivhaus e BREEAM, è stata fin da subito posta attenzione alla forma del volume e all’esposizione al sole, analizzando gli apporti di calore gratuiti e gli ombreggiamenti dell’involucro, e alla scelta dei materiali, esaminati nel loro intero ciclo di vita in considerazione della quantità di carbonio incorporato.
Sulla base di dati elaborati dalla Climate Change Unit dell’UEA per un arco temporale di quasi un secolo, i progettisti hanno potuto verificare la correttezza delle scelte compositive, correggendo il posizionamento delle finestre a sud e dimensionando correttamente le schermature, e valutare gli impatti climatici futuri sulla costruzione; ciò ha consentito anche di scegliere la tecnologia costruttiva e i materiali idonei all’ottimizzazione delle strategie di riscaldamento e di raffrescamento dell’intero complesso. Tutta la struttura dell’edificio, pareti e copertura, è in legno.
L’ossatura prefabbricata a telaio della parete, isolata con cellulosa insufflata, è rivestita all’esterno di canne palustri e paglia, inserite in una struttura agganciata a listelli e controlistelli fissati su tavole di chiusura impermeabili e a tenuta d’aria; sul lato interno, un pannello di OSB, sigillato con nastri per garantire la tenuta all’aria, sostiene i pannelli di finitura. La copertura, realizzata in sito, è stata impermeabilizzata con una membrana bituminosa posata su pannelli in compensato di abete con camera di ventilazione soprastante uno strato di pannelli in fibra di legno; la struttura è in travi di legno con sezione a “I” e coibentazione in cellulosa insufflata. All’intradosso, la chiusura del pacchetto prevede uno strato di tenuta all’aria in OSB/3 e doppia lastra di cartongesso acustico. Le finestre hanno triplo vetro e telai in legno-alluminio, le porte sono certificate dal Passivhaus e gli abbaini sul tetto sono dotati di apertura automatica.
foto © DennisGilbert/VIEW
→ l’articolo continua nel numero 19 di azero